lunedì 26 novembre 2018

VIE D'ACQUA AI MULINI NUOVI

Ricevo da Maurizio Bonnettini, che ringrazio,  questo bel ricordo della sua vita trascorsa ai Mulini Nuovi


Ho vissuto per 30 anni ai Mulini Nuovi, precisamente a Ca’ Picarein, e il canale Naviglio ha

fatto parte della mia vita di bimbo, adolescente e adulto. Un altro canale passava per il borgo, era il Soratore. Questo, poco dopo aver oltrepassato il Mulino del Borgo, confluiva e confluisce anche oggi nel Naviglio. Negli anni ’70-’80  sono stati coperti entrambi proprio fino al punto di confluenza.

Il rapporto con questi canali era molto stretto. Un primo ricordo va all’osservazione che noi abitanti del luogo facevamo delle acque. Col passare del tempo diventavano sempre più sporche e inquinate a causa della crescente urbanizzazione e industrializzazione (ricordo molto bene come in certi momenti le acque assumevano vari tipi di colore).

Quando ancora non c’era molto inquinamento si utilizzavano le acque per irrigare gli orti che si moltiplicavano in prossimità del canale Soratore. Anche mio padre ne aveva uno e io ero molto contento quando potevo aiutarlo. Naturalmente i prodotti della terra, oltre a soddisfare il bisogno personale, venivano condivisi con altre famiglie.

Ricordo anche un’altra via d’acqua proveniente dalla campagna che confluiva nel Soratore.

Nel suo percorso a monte era presente la cosiddetta “fossa” dove i ragazzi più grandi si divertivano a fare il bagno, forse non curanti del pericolo. Era comunque un luogo di ritrovo in cui si poteva giocare e socializzare, contenti di vivere momenti felici.

In questo piccolo canale c’erano dei pesci, in particolare ricordo i pesci gatti. Alcuni dei residenti li pescavano utilizzando la rete che veniva calata dal ponticello in ferro, presente sullo stradello Soratore proprio alla confluenza delle acque.

Purtroppo, oltre ai pesci, nei canali si vedevano nuotare anche i topi che venivano presi di mira da chi possedeva una carabina. Stando sul ponte si faceva a gara nel colpirli.

Se le acque erano amiche, diventavano anche nemiche e minacciose nei periodi di piena. Un ricordo particolare va all’alluvione del 1966 quando anche i nostri due canali strariparono; l’acqua arrivò nel cortile di casa nostra e invase gran parte della campagna circostante, tanto da sembrare un lago.

Un’opera molto importante che ho visto concretizzarsi negli ultimi anni fu la realizzazione del depuratore delle acque in località Bertola. Fu motivo di grande gioia rivedere le acque pulite prive in gran parte delle impurità. Se ci si reca sul posto il contrasto fra l’acqua che entra nell’impianto e quella che esce è evidente ed è bello vedere come nell’acqua pulita nuotano le anatre.
                                             
                                                                                                      Maurizio Bonettini
Grazie Maurizio




Lavandaie sul Naviglio. Primi del 900

NAVIGAZIONE MODENESE”, IL NAVIGLIO ED ALTRE VIE D’ ACQUA
Il Naviglio di Modena è stata la principale idrovia estense e la sua navigabilità, continuata fino a circa il 1923, venne sfruttata quasi ininterrottamente dal 1198 e, con ogni probabilità, ancor prima per la costruzione del Duomo (XII secolo).
 
La navigazione era diffusa capillarmente erappresentava il mezzo di comunicazione più comune nella bassa pianura reggiana e modenese, come in tutta la Pianura Padana dove il Po, il Panaro e il Naviglio di Modena costituivano le vied’acqua principali.
 
Molti navigli erano però percorribili solo durante i mesi invernali o facevano parte di percorsi misti, per terra ed aquam, per la navigazione non solo per mezzo di Burchielli, Bucintori e Peote (natanti a fondo piatto simili a quelli lagunari usati per il trasporto merci e di nobili), ma anche imbarcazioni comuni come Sandali, Battelli e Zàtere.
Per transitare sul Naviglio le imbarcazioni non dovevano superare i 23 mt di lunghezza, i 4,5 mt di larghezza e le 50  tonnellate di carico. Nella seconda metà del ‘500 la Darsena di Modena era posta dentro le mura  dell’ Addizione Erculea (ampliamente urbanistico delle vecchie mura voluto dal Duca Ercole II d’ Este) nella contrada del Naviglio, di fronte al palazzo Coccapani – D’ Aragona; e trasformata nel  700 da Francesco I d’ Este in un sontuoso Porto delle Navi arredandola con statue e marmi. 
 
Nel 1830 Francesco IV fece scavare nel sobborgo di Porta Castello una nuova darsena poi interrata nel 1859 in sostituzione dell’ esistente.
In quegli anni, con la scomparsa dell’ ultimo canale scoperto  entro le mura cittadine, fu costruita nella zona nord della città, un’ ampia strada di accesso, oggi Corso Vittorio Emanuele II.
 
A partire dalla darsena del 1830 il Naviglio lambiva il borgo marinaro della Bertola, proseguiva verso i Mulini Nuovi ed Albareto e quindi verso Bastiglia e Bomporto fino a confluire nel fiume Panaro.
 
Lungo questo tratto appena descritto le barche superavano un dislivello di 7 mt di quota lungo un percorso lungo appena 15 km.
 
A Bomporto cominciava la navigazione del Panaro chiamato un tempo Canale di Modena , costeggiando la Riviera, un  susseguirsi, tra Solara e Camposanto, di splendide e lussuose ville affacciate sul fiume.
 
Nei pressi di Finale Emilia il fiume si divideva in due rami, dei quali solo quello in direzione nord navigabile (verso Scortichino e Malcantone).
A Bondeno la navigazione percorreva l’ antico alveo del Po di Ferrara e alla Stellata raggiungeva il Po che poteva essere risalito verso Cremona, Mantova o ridisceso verso Venezia e i porti del Mare Adriatico, tutte località con cui Modena, ancora nell’ ‘800- ‘900, scambiava merci sfuse;
in particolare: sale, granaglie, legname, carbone, marmi e pietre da costruzione.
 
Nel 1923 approdarono nel porto di Modena le ultime barche e nel 1936 la darsena del Naviglio venne interrata cancellando così ogni testimonianza visibile di quella che fu la Navigazione Modenese.
 

 Ringrazio il CAI di Sassuolo da cui ho tratto questa bella narrazione
 
Curiosità Modenesi. A caccia del percorso e della storia del Naviglio
Prima della costruzione della Autostrada del Sole, la principale via di comunicazione era il canale Naviglio, fondamentale per la città di Modena e per la sua economia. Scopriremo oggi il ruolo di questo canale e tutto ciò che non conoscete della Modena dei canali. 

Ci fu un tempo in cui Modena assomigliava molto più a Venezia che ad una città emiliana, infatti era ricca di canali che scorrevano sia all’interno che all’esterno delle mura cittadine. Il Naviglio rappresentava il fiume più importante e si trovava poco oltre l’ingresso del Palazzo Ducale, presso la “casa delle acque”. Si trattava di un grande bacino sotterraneo che si trovava sotto il palazzo dei duchi Estensi, e confluiva in Canalchiaro e poi da lì raggiungeva sia la Modella che Canalgrande, giungendo a Canale d’Abisso e Baggiovara. 

Prima dell’edificazione del Palazzo Ducale al suo posto vi era un castello, o per meglio dire una serie di rocche costruite in tempi diversi, che erano circondate da un fossato con acqua, alimentato dal Naviglio stesso. Le acque del Naviglio erano alimentate fuori dalle mura dal canale Pradella e Diamante. Tutt’oggi è identificabile il percorso del Naviglio fuori le mura con la via Attiraglio, anche se le dimensioni della via sono inferiori a quelle del canale originario, dato che il nome Naviglio, indicava il “canale delle Navi”.

Il canale Naviglio rimase scoperto fino a metà del 1800, quando fu deciso che le strade ferrate prendessero il posto dei canali, a causa di problemi igienici e fognari. Infatti dal 1858 il tratto fognario divenne sotterraneo, tuttavia oggi è identificabile il porto di partenza del Naviglio con il Palazzo Coccapani, ossia con il numero 59 di Via Vittorio Emanuele





IL CANALE NAVIGLIO
Non si conosce la data certa di costruzione del Canale Naviglio, ma fra
il 1000 e il 1100 ne viene citata l’esistenza in documenti scritti.
Il canale costituiva il naturale deflusso delle acque della Mutina romana


ma, recapitandole nella bassa pianura priva di un drenaggio efficiente,
provocava impaludamenti; è quindi ipotizzabile che già in epoca romana
si sia proceduto alla regolarizzazione del suo corso.
Mentre il tratto da Modena a Bastiglia segue un percorso naturale, il
tratto da Bastiglia a Bomporto non ricalca le direttrici idrografiche generali,
orientate da sud-ovest a nord-est, ma ha direzione est-ovest, ed è
completamente artificiale.
Il motivo di tale cambio di direzione fu quello di portare le “acque alte”
(quelle provenienti dall’alta pianura) nel Fiume Panaro perché proseguendo
verso nord non avrebbero trovato un punto di arrivo al mare. La
tecnica di separazione delle acque alte da quelle basse è ancora oggi
ampiamente usata nella bonifica territoriale (diversione).
Nel 1400 il Canale Naviglio era perfettamente funzionante e non aveva
solo compiti di scolo, ma anche di via navigabile potendo collegare Modena
con il Mar Adriatico attraverso il Panaro e il Po.
 
Le condizioni di navigabilità erano cattive per lo stato dell’alveo e per la
scarsa quantità d’acqua nel periodo estivo; riceveva infatti le acque dei
canali di Modena e di S. Pietro, convogliate dai fiumi Secchia e Panaro
dalle prime colline, e quelle sfocianti dalle risorgive a sud della città che
alimentavano una serie di canali minori. Tutti questi, una volta in città,
si univano per formare il Naviglio che la lasciava da Porta Castello, la
Porta nord, e che da questo punto poteva essere percorso dalle barche.
Per regolarizzarne il deflusso idrico in modo da permettere la navigazione
vennero costruiti nel tempo, soprattutto in epoca ducale, una serie di
manufatti lungo il suo corso.
Il Canale Naviglio ebbe grande importanza per i commerci nei secoli XVI
e XVII, periodo con vie di comunicazione poco efficienti, e nel secolo
XVIII, attraverso lo sviluppo dell’area “portuale”, l’attività dei mulini lungo
il suo corso e la strada sopraelevata carreggiabile che veniva utilizzata
per l’attiraglio delle barche (il traino controcorrente con cavalli).
 
L’attracco delle barche avveniva fuori le mura, ma nel 1600 venne iniziata
la costruzione di un porto fluviale o Darsena interno alla città,
entrato in funzione nel 1650, lungo l’attuale Corso V. Emanuele II, dove
il canale, coperto nel percorso cittadino, riemergeva.
All’inizio del 1900 la Darsena, trasferita poco prima fuori le mura, abbattute
per la realizzazione della ferrovia, costituiva ancora un’area di
intensa attività commerciale e artigianale, dotata dei primi opifici industriali,
delle case dei lavoratori portuali (facchini, fabbri, barcaioli), delle
osterie e della guarnigione militare.
Con la costruzione della ferrovia e l’inizio dell’epoca industriale la navigazione
perse progressivamente importanza e nel 1923 l’ultima barca
attraccò alla Darsena. Il tombamento del canale, già avvenuto fino alla
ferrovia, venne completato da questa fino al punto in cui è oggi coperto,e la Darsena interrata nel 1931.Oggi il Canale Naviglio, pur essendo pur essendo ancora classificato come navigabile, ha la solo funzione di scolo.

 
ARingrazio A.I.D.M.E.D Per il racconto prestato)





 








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