mercoledì 1 febbraio 2017

Una Storia della casa D'Picarein raccontata da Maria Grazia Malagoli

UN PO' DI STORIA FAMILIARE

La Cà d'Picarein venne acquistata, insieme al podere annesso, chiamato podere Fornace, verso il 1880 (dell'anno non sono sicura) dal mio trisnonno Domenico Setti.

La proprietà passò poi al figlio Remigioche sposò Clementa Calderara e generò numersi figli, di cui molti morirono in giovane età e se ne perse la memoria di altri invece si serbava ricordo in famiglia: La primogenita Bianca che si trasferì un Argentina col marito Leone Costa ed ebbe un figlio, Antonio che tornò negli anni Cinquanta per un lungo soggiorno a Ca d'Picarein.

Poi c'era la figlia Bruna che morì molto giovane, lasciando una figlia Iris, che continuò a vivere nella famiglia della madre quando il padre si risposò. Per inciso, il padre ebbe, dalla nuova moglie, un'altra figlia, Imelde, che insieme al marito Zoello diede vita al noto ristorante Zoello dei Settecani che, alla mote dei genitori, continuò a essere condotto dalla figlia Paola.

Ma proseguiamo con la famiglia Setti. Ultima figlia Amedea che sposò Ernesto Martinelli, proprietario, insieme ai due fratelli, dell'omonima azienda produttrice di macchine agricole che aprì uno stabilimento al Gallo; l'embrione della ditta, però, si sviluppò in uno scantinato di Cà d'Picarein.

Tra i maschi: Ferruccio molto molto giovane che aveva fama di essere il cocco della mamma, Luigi che si sposò, lasciando la famiglia, ma tornò per esservi accudito quando, colpito da un ictus che lo lasciò con l'intendere di un bambino, la figlia Carmen migrò in Sudamerica.
Sempre tra i maschi: Dalelmo, che rimase in famiglia anche dopo il matrimonio con Beatrice Maletti, detta Bice, bellissima donna proveniente dal Ponte Alto e lavoratrice della Pelta (quindi paltadora).
Dalelmo morì giovanissimo ed ebbe tre figli, Filippo che morì in fasce, Luciano che diventò un famoso medico e si trasferì a Cento di Ferrara con la moglie Mirta Monari, maestra ed ebbe due figli, Piero e Sivia, anch'essi medici e terza filia Bruna che sposò il veterinario Enrico Pradella.
Altro maschio Renzo, mio nonno, nato nel 1890, sposato con Elide Mazzoli di Albareto ed ebbe una sola figlia Clementina, mia madre. Poi l'ultimo di cui ho memoria e che ho conosciuto, Gino nato nel 1901 che giovanissimo sposò con rito solamente cattolico (allora non esisteva il matrimonio concordatario) ed ebbe una figlia Bruna.
Il matrimonio non venne mai trascritto nei registri comunali per cui la bimba fu riconosciuta come naturale solo più tardi, quando venne ad abitare, senza la madre, nella famiglia paterna. Gino sposò poi in età molto adulta una donna più giovane, Iolanda Oleari che diede alla luce nel gennaio 1948 il figlio Filippo. 

Nel 1952 si giunse alla divisione dei beni tra Renzo, Gino e gli eredi di Dalelmo ai quali spettò un pioppeto sito al di là di un profondo fossato, detto Fosa, A Gino spettò la casa e a mio nonno il podere e parte di Cà d'Picarein e la stalla.
Purtroppo poco dopo venne a mancare Gino e i beni rimasero a Filippo, di cinque anni e unico figlio legittimo. Alla morte di mia madre io ereditai la parte di casa e la stalla e insieme a mio marito provvidi a ristrutturarla, perchè ritengo che chi ha un bene deve provvedere a mantenerlo sano.

Maria Grazia

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